Prime testimonianze di vita amministrativa

 

LA PRIMA testimonianza di vita amministrativa roglianese risale al 1443, al tempo di Alfonso il Magnanimo, che riconosceva nella Bagliva (legame associativo fra villaggi) l’esistenza di tre comunità: Criti, Casale Grandee Le Marche, con una popolazione di 367 famiglie. I villaggi di Rogliano possedevano una propria forma di autogoverno (Parlamento) nel quale si riunivano i cittadini di sesso maschile in rappresentanza delle famiglie e dei ceti sociali. Il Parlamento dell’Università esprimeva il Mastrogiurato e sei eletti che assumevano annualmente le responsabilità degli atti da assolvere. La grande partecipazione popolare alla vita dei parlamenti è comunque evidenziata nei verbali del ‘Libro Rosso dell’Università di Rogliano’ – documento fra i più preziosi dell’Italia meridionale. Prima del terremoto del 1181 (1184 secondo altri), il paese era posto più a valle di quello attuale ed esattamente in località <San Nicola>. Il 27 marzo 1638 un secondo violento terremoto rase al suolo la città, provocando oltre 1200 vittime.  A questa data è legata la storia moderna di Rogliano, quindi la rivoluzione dell’assetto urbano che, grazie alla voglia di ricostruzione, ne è uscito impreziosito per merito di intagliatori, scalpellini e abili maestri locali, che si affermarono successivamente  in tutta la provincia di Calabria Citra e nel Regno di Napoli. Al terremoto del 1854 è legata, infine, la devozione dell’Immacolata Concezione proclamata, in quella occasione <Patrona e Regina della Città di Rogliano>. Dal terremoto del 1638, Rogliano si presenta topograficamente collocata su cinque colli di cui attualmente si fregia lo stemma del Comune e che riguarda i rioni tradizionali costituiti su colli sovrastanti una conca: Monte Santa Croce (il Colle dei Cappuccini, dove sono ancora i resti dell’antico convento), Serra, Spani, Donnanni e Cuti.

 

Indietro

 

Torna alla Storia della Città

 

 

torna all'inizio del contenuto